IC GOVONI

«IL RAMO SECCO BRUCIÒ IN UN ATTIMO»

LEGGERE FRANCO FORTINI

NON SOLO UN POETA

Poeta, traduttore, militante, saggista: è difficile indicare la casella giusta nella quale inserire Franco Fortini [1917-1994].

Nella poesia italiana del secondo novecento è uno dei nomi con cui fare i conti. Nell’ambito delle traduzioni gli si deve Brecht (le poesie, il teatro) e poi Goethe (il Faust) – insieme a molto altro (Éluard in primis).

Ha scritto testi per film, per canzoni, ha scritto saggi sulla poesia altrui (ma anche su testi in prosa). Si è speso sul piano politico.

Figura importante del panorama culturale italiano, compare anche nei testi di terza media – però, generalmente, solo nelle vesti di poeta: questo fa sí che il profilo risulti palesemente incompleto. 

 

LA LETTERATURA NELLA SCUOLA MEDIA    

Il programma di letteratura di terza media è molto fitto: si comincia di solito con i tre dell’Ottocento (Foscolo, Leopardi, Manzoni); poi Verga, d’Annunzio e si entra nel Novecento.

È chiaro che l’Ottocento italiano non si riduce necessariamente ai nomi che abbiamo citato: se poi addirittura si decidesse di uscire dai confini patrii ci sarebbe solo l’imbarazzo della scelta (Flaubert, Puskin, Dickens eccetera).

Entrati nel Novecento si affronta (per la prosa) la linea Svevo-Pirandello, per la poesia Ungaretti, e poi Montale. Fino qui è tutto semplice: ma dopo il 1945, come regolarsi?

Gli insegnanti scelgono in base alla propria formazione culturale (e alle proprie passioni), oppure si affidano, molto semplicemente, al manuale. In ogni caso si tratta di due secoli di letteratura (da svolgere in otto mesi).   

 

La biblioteca della scuola T. Tasso ha ricevuto in dono un libro pubblicato da poco: Eleonora Bassi, Elisabetta Nencini (a cura di), Bibliografia di Franco Fortini, Quodlibet, Macerata 2022. 

È chiaramente una pubblicazione per gli addetti ai lavori (raccoglie tutti i testi di Fortini usciti dal 1935 al 2021: libri, collaborazioni a giornali, periodici, edizioni in altre lingue, testi per musica, testi per film). Sembrerebbe poco adatto per una biblioteca scolastica.

 

Però Fortini è presente, come abbiamo già detto, nelle antologie di scuola media già da diversi anni. Un merito della Bibliografia, per noi che lavoriamo alle medie, è quello di esibire immediatamente la vastità dell’impegno e del lavoro di Fortini. È un dato di fatto di cui si può rendere conto anche uno studente. È al cospetto di questa acquisizione che diventa insufficiente la presenza dei testi fortiniani nelle nostre antologie. Generalmente sono solo due poesie: La gronda e Traducendo Brecht. Non c’è altro.

 





USARE FORTINI A SCUOLA

In un testo uscito sul «Politecnico» Fortini si chiedeva che uso fare dei classici. Noi oggi potremmo chiedere: come utilizzare Fortini a scuola?

Dovessimo stilare un elenco per sommi capi delle possibili attività, verrebbe una cosa di questo tipo:  

  • Firenze, 1930-1940 [Noventa vs ermetismo; poesia + storia]
  • La Resistenza [Canto degli ultimi partigiani]
  • La ricostruzione, 1945-1947: [Vittorini e «Il Politecnico»]
  • Il comunismo in Europa, Budapest 1956 [4 novembre 1956]
  • Brecht in Italia [Poesie e canzoni]
  • Fascismo e neofascismo – Il governo Tambroni [testo in prosa] 
  • La marcia della pace Perugia-Assisi [canzone scritta con F. Amodei]
  • La stagione delle riviste [«Quaderni piacentini», «Quaderni rossi»]
  • La guerra dei sei giorni
  • 1968 [L’ordine e il disordine]
  • 1969 [Piazza Fontana + Pinelli; i funerali di Pinelli; disegni e testo in prosa]
  • Morire a vent’anni [due poesie: 1972/Serantini; 1973/Franceschi]
  • Goethe in Italia [Faust]
  • La guerra in Iraq [Sette canzonette del Golfo]   

 

L’elenco non è immediatamente chiaro (come non lo è ciò che figura tra parentesi quadra): però, anche se le annotazioni rimangono un po’ oscure, una cosa forse si capisce: Fortini non è solo un poeta.

Proviamo a rendere questi appunti piú chiari, stendendo un profilo biografico un po’ dettagliato. Per comodità lo dividiamo in due parti (1917-1960; 1960-1994) e contestualmente esponiamo le possibili attività didattiche. 



PROFILO BIOGRAFICO DI FORTINI & 

PROPOSTE DIDATTICHE

 

1917-1960

Franco Lattes nasce a Firenze nel 1917. Di famiglia ebraica, si converte al protestantesimo nel 1939 e nello stesso anno assume il cognome della madre (Fortini).

A Firenze, dove si laurea in giurisprudenza e in lettere, entra in contatto con l’ambiente ermetico ma si lega in particolar modo a Giacomo Noventa.

Nel 1943 emigra in Svizzera: qui ha luogo la sua prima formazione ideologico-politica. Partecipa alla resistenza in Valdossola.

Finita la guerra si trasferisce a Milano e collabora con Elio Vittorini al «Politecnico» (1945-1947). 

Fino al 1953 lavora all’Olivetti: nell’aprile del 1946 pubblica Foglio di via, il primo volume di poesie.

Collabora con diverse riviste, tra le quali «Comunità», «Ragionamenti», «Il menabò» e soprattutto «Officina», la rivista diretta da Pier Paolo Pasolini. 

Traduce dal francese e dal tedesco (Viaggio al Congo di André Gide, La fuggitiva e Jean Santeuil di Marcel Proust, diversi testi di Simone Weil, le poesie di Paul Éluard, Addio al Reno di Alfred Döblin, il teatro e le poesie di Bertolt Brecht). 

 

I due elementi che saltano agli occhi nella prima parte sono il magistero di Noventa (preferito all’ambiente ermetico) e la resistenza. 

La rivista di Giacomo Noventa («La Riforma letteraria») è, per noi di Ferrara, motivo di grande interesse per la presenza di Giovanni Miegge (e non si può non citare un suo testo su Barth – del 1937 – dove compare un passaggio decisamente spigoloso: “è dovere di ogni cristiano resistere”). 

 

Ma per tornare a Fortini: come si fa a rendere sul piano didattico questa parte (il binomio Noventa/Valdossola)?

Se per la resistenza è tutto semplice (noi leggiamo la poesia Voce degli ultimi partigiani) affrontare il nodo Noventa/ermetismo è piú complesso.  

Generalmente facciamo cosí: esponiamo i numeri della rivista che possediamo (nn. 2-3, 4-5, 13-15) e poi leggiamo la poesia di Fortini La buona voglia (la poesia “antiermetica” per definizione).

Esporre i materiali (le riviste degli anni trenta), portare i materiali a scuola, ci è sempre sembrata una buona idea. Una biblioteca scolastica ben fornita è un ottimo ausilio per una modalità di lavoro di questo tipo.

 

Per il dopoguerra lavoriamo sul «Politecnico»: esiste una ristampa anastatica della rivista (che portiamo in classe) e quindi con i ragazzi lavoriamo sulla grafica (i rossi e i neri di Steiner) sugli argomenti degli articoli (fumetti, voci di enciclopedia ecc.). 

L’ultima parte significativa è quella riguardante l’ambito delle traduzioni: in base alla lingua straniera studiata dagli studenti, si può lavorare o sui francesi (Proust/Éluard) o sui tedeschi. 

La poesia di Brecht si presta particolarmente bene anche perché è un autore presente nelle antologie di scuola media. La traduzione di Franco Fortini (svolta insieme alla moglie) non è però l’unica in lingua italiana: un lavoro di confronto tra versioni diverse può essere molto utile. 

Se si prende, per esempio, Lob des Kommunismus (Lode del comunismo) si possono confrontare le versioni di Vito Pandolfi, Fortini (con la moglie Ruth Leiser) e Gabriele Mucchi.  

 

1960-1994

Nell’ottobre del 1955 Fortini compie un viaggio in Cina (con Piero Calamandrei, Franco Antonicelli, Norberto Bobbio, Carlo Cassola e altri): il diario di quell’esperienza è Asia Maggiore (Einaudi 1956).

Nel 1957 pubblica Dieci inverni, una raccolta di saggi in cui analizza i rapporti tra la letteratura e la politica (con testi su Franz Kafka, Vasco Pratolini, Albert Camus e altri); negli anni seguenti scrive alcune canzoni per il «Cantacronache» di Torino, collabora con i «Quaderni piacentini» di Piergiorgio Bellocchio e Grazia Cherchi, e con i «Quaderni rossi» di Raniero Panzieri.

All’inizio degli anni sessanta scrive testi per film (il piú importante è All’armi siam fascisti!, di Lino Micciché, Lino Del Fra e Cecilia Mangini).

Dopo aver pubblicato un secondo volume di saggi (Verifica dei poteri, 1965) e altre raccolte di poesie (Una volta per sempre, 1963, Poesia e errore,1969) dà alle stampe nel 1970 la traduzione del Faust di Goethe. 

Nel 1969 partecipa ai funerali di Giuseppe Pinelli.

Nel 1971 diventa professore di Storia della critica letteraria presso l’università di Siena. 

Nel 1976 Jean-Marie Straub e Danièle Huillet girano il film Fortini/Cani dal pamphlet del 1967 I cani del Sinai sulla guerra dei sei giorni. 

Nel 1977 esce la raccolta di saggi Questioni di frontiera

Il 12 settembre 1985 riceve il premio Montale-Guggenheim. Durante la cerimonia di premiazione legge la poesia L’animale.

Nel 1994 esce l’ultima raccolta di poesie: Composita solvantur.  

Muore a Milano il 28 novembre 1994.

 

La collaborazione alle due riviste («Quaderni rossi» e «Quaderni piacentini») è un passaggio importante da sottolineare perché letteratura e pratica politica in Fortini non sono separabili: per questo motivo presentarlo come un poeta e basta significa tagliare fuori uno degli aspetti piú decisivi del suo lavoro.

La sceneggiatura di All’armi siam fascisti! è uno splendido testo di storia – veloce, chiaro ed efficace. E colpisce perché è un testo legato al presente: le pagine finali sono dedicate infatti alle giornate di Reggio Emilia (luglio 1960). 

Si può leggere qualche pagina del testo oppure si può guardare qualche minuto del documentario.

Per il 1968, “l’anno degli studenti”, si può leggere un passaggio presente nel suo intervento L’ordine e il disordine.

Concludiamo con Le sette canzonette del Golfo. Estremamente semplici, chiarissime, esibiscono un personaggio anziano (maschera evidentemente di Fortini), che nel suo giardino riflette su quello che succede nel mondo. Compresa la guerra in Iraq.

In definitiva, con i testi di Fortini è possibile attraversare tutto il Novecento: dal fascismo alle guerre in Iraq.




TRE RITRATTI DI FORTINI

Per rendere concreta (e vivace) la figura di Fortini – cosa che torna sempre utile con i ragazzi – proponiamo tre velocissimi ritratti.    

 

  1.  

Nel 1970 un gruppo di insegnanti di una scuola media di Bergamo decide di lavorare sulla poesia: vengono coinvolte 43 classi di nove scuole diverse. I ragazzi illustrano (o commentano) le poesie di 35 poeti (da Pascoli a Serafini): alla fine vengono raccolti 1000 disegni e 1500 commenti (un lavoro, come si può capire, di notevole impegno). 

Inoltre, in quattro casi i ragazzi e le ragazze hanno la possibilità di andare a intervistare di persona i poeti: si tratta di Giudici, Montale, Valeri e Fortini. 

I lavori scelti dagli insegnanti si leggono in Liuba, a cura di Marino Ghirardelli, Mursia, Milano 1972.

Il testo scritto su Fortini (a commento della poesia I mesi, per bambini) è notevole. A un certo punto la ragazza scrive:

Sono andata a casa di Franco Fortini per intervistarlo, mi è apparso un uomo simpatico sui cinquantacinque anni. È di statura media con i capelli grigi e la testa al centro un po’ pelata. È soprattutto un gran parlatore tanto è vero che parlò lui per tre ore di seguito”.

Poco dopo aggiunge:

Mi ha detto di avere visto in Cina nel 1955 Mao che appariva quasi come un budda che salutava sorridendo la gente con il berretto. Ha conosciuto di persona Ciuenlai alla sera in un ricevimento”. 

Ma il passaggio piú importante, ci pare, è un altro:

Dice di essere cattivo con tutti ma soprattutto con i furbi”.

 

II.

Per rimanere su questo piano (il carattere forte di Fortini, diciamo) riportiamo un altro esempio: Franco Loi racconta nella sua autobiografia (Da bambino il cielo, Garzanti 2010) di una cena in una casa romana (tra gli altri sono presenti docenti universitari e scrittori). A un certo punto Stefano Agosti cita un verso di Leopardi, Fortini però lo corregge, Agosti non tace ma contrabbatte, quindi vengono alle mani.

Gli amici furono costretti a dividerli, scrive Loi. Quando in classe parliamo di questo episodio, lo presentiamo così: picchiarsi per Leopardi. 

 

III. 

Chiudiamo con un terzo profilo: esiste un ritratto velocissimo che gli ha tributato in versi Giorgio Bassani. È un testo in cui l’ironia fa trapelare ugualmente un motivo importante del carattere di Fortini (che viene accostato a una figura per nulla a lui simile, quale è appunto l’autore stesso – Bassani). 

 

Che fatica lo so

anche io per esperienza

che fatica e che noia per dei fantasmi

dei semivivi del tuo e del mio stampo

sentirsi sempre obbligati a far lavorare il

muscolo

a sfidare la vetta

essere quelli che siamo

e passare per dei Bassani e dei

Fortini

 

I due devono sempre dimostrare qualcosa – quindi sono sempre in tensione. Eppure sono due fantasmi, due semivivi, però sono arrivati a una certa fama (forse esagerata?). Insomma: sono quello che sono e invece passano per essere persone autorevoli (dei Bassani e dei Fortini). 

 

LA CASA EDITRICE QUODLIBET

Ritorniamo al testo della Quodlibet.

Una bibliografia fortiniana aggiornata fino al 2021 è uno strumento di grande valore per chi vuole addentrarsi nell’opera di Fortini e quindi in una parte non piccola della cultura italiana del Novecento.

Qui abbiamo accennato velocemente ad alcune attività: ma è chiaro che le possibilità sono molteplici e la bibliografia offre spunti a iosa.

Gli autori citati poco fa (Loi, Bassani) ci fanno intravedere rapporti e dinamiche che stanno dentro il lavoro di Fortini (ed è superfluo sottolineare la funzione Bassani in un contesto scolastico ferrarese).  

Noi quest’anno ci siamo avvalsi anche del documentario Franco Fortini: memorie per dopo domani di Lorenzo Pallini (2019). Il documentario è veloce e sembra pensato proprio come materiale didattico. 

  

Alla casa editrice Quodlibet si deve riconoscere il merito non solo di aver recuperato testi già usciti in passato (Dieci inverni, I cani del Sinai, Attraverso Pasolini) ma anche quello di proporne di nuovi: come per esempio Un giorno o l’altro, o il carteggio F. Fortini – H.M. Enzensberger (per non parlare poi, degli studi sulla sua opera: Diaco, Fantappiè e naturalmente Lenzini). 

In conclusione, il fatto che in questi anni l’editoria ci permetta di reperire facilmente testi di e su Fortini è la prova che il suo lavoro, a quasi trent’anni dalla sua scomparsa, continua a stimolare la discussione.  

Anche in una scuola media – e questo non deve sembrare strano visto che  

 

Il ramo secco bruciò in un attimo 

ma il ramo verde non vuol morire

 

sono versi che valgono anche per noi.