IC GOVONI

PER GIUSEPPE PINELLI

La biblioteca della scuola media T. Tasso ha acquisito nelle ultime settimane
diversi testi. Qui dedichiamo un po’ di spazio a uno dei piú recenti: Lucia Pessina,
La morte di Pinelli. Iconografia di un anarchico 1969-1975, Quodlibet 2022.
Questo libro è per noi di grande interesse non solo perché cerchiamo di riservare
una particolare attenzione alla storia contemporanea (da Fernando Tambroni a
Stefano Cucchi, per cosí dire) ma proprio per l’argomento in sé e per sé – Pinelli. Da
diversi anni infatti svolgiamo intorno alla figura di Pinelli attività didattiche
specifiche e il libro di Pessina – nonostante il taglio cosí specialistico: l’iconografia
– ci fornisce ora nuovi stimoli.
L’opera artistica piú nota sulla vicenda di Pinelli è senz’altro il quadro di Enrico
Baj, I funerali dell’anarchico Pinelli (1972): il capitolo piú ampio del libro (il quarto) è
infatti dedicato a questo lavoro.
Pessina esamina i rapporti di Baj con Picasso (fonte privilegiata) ma anche con
Carrà, spiega diversi dettagli dell’opera (le figure delle figlie, il neo sulla guancia di
Licia ecc.) e poi si sofferma sulla mancata inaugurazione della mostra a Palazzo
Reale, il 17 maggio 1972.
Nello stesso giorno viene assassinato il commissario Luigi Calabresi: a quel punto
l’amministrazione comunale ha ritenuto l’inaugurazione pericolosa, offensiva e fuori
luogo e quindi l’ha cancellata.
Non era il momento opportuno per un’opera come quella di Baj. Il quadro verrà
esposto a Palazzo Reale, come è noto, solo nell’estate del 2012.
Ma la sua ricerca non si limita allo studio di questo quadro (e delle sue esposizioni:
1972-2012).
Numerose sono le testimonianze iconografiche che vengono analizzate nel
volume: fumetti, vignette, manifesti ecc. È proprio la mole immensa di materiali
(cosí eterogenei) a provare, secondo la studiosa, “il ruolo cruciale che la vita di un uomo
comune ha rivestito per artisti e intellettuali di diverse generazioni” (p.11).
Pessina passa in rassegna dunque le tracce legate alla narrazione visiva su Pinelli:
ricordiamo le vignette di Roberto Zamarin su «Lotta Continua» (una dozzina nel
1970), i disegni di Dimitri Plescan (Per la defenestrazione di G. Pinelli e Finestra), il
lavoro di Fabio De Poli P&S (Pinelli e Salsedo), del febbraio 1971, il quadro di
Ernesto Treccani Un popolo di volti (1975).
Ma insieme a queste fonti analizza anche i lavori cinematografici (Elio Petri,
Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto; Nelo Risi, Materiale n.1 Giuseppe
Pinelli, Elio Petri, Materiale n. 2 Ipotesi sulla morte di Giuseppe Pinelli) e un testo
letterario: Dario Fo, Morte accidentale di un anarchico (dicembre 1970).
Non è possibile affrontare un tema di questo tipo (la morte in questura di un
cittadino) prescindendo dalla cornice storica (e poi giudiziaria). Anche sotto
questo aspetto il lavoro è chiaro ed efficace: sono descritte in maniera precisa le
diverse fasi della vicenda (comprese le denunce, le querele, i processi).
Alla fine il testo ricostruisce non solo ciò che annuncia nel titolo (l’iconografia di
“un anarchico”) ma anche il clima storico e culturale dell’epoca.

Per quanto riguarda lo studio delle fonti, facciamo solo due esempi, cominciando
dall’analisi del poster della mostra di Montelupo Fiorentino (settembre 1971).
La vicenda della mostra Ma il fascismo non passerà è sintomatica del clima dell’epoca:
la mostra avrebbe dovuto raccogliere le opere di 16 artisti (tra i quali Baratella,
Baruchello, Echaurren, Tadini, Vedova) impegnati a ricordare le vittime del
nazifascismo (ma l’intento della mostra è anche quello di “reagire agli attacchi
neofascisti contemporanei”: p.54).
L’esposizione viene invece annullata all’ultimo momento “per difficoltà
organizzative”: in realtà la causa è il poster (realizzato da Ivana Poli) in cui viene
rappresentata, in 9 riquadri, la defenestrazione di Pinelli.
Lucia Pessina analizza il poster dettagliatamente: qui ci limitiamo a riportare una
sua osservazione sulla “bottiglia” (presente nel terzo riquadro). Quella bottiglia,
secondo la studiosa, richiama una scena del film di Petri (Indagine su un cittadino al
di sopra di ogni sospetto: la scena dell’interrogatorio) ma anche la Crocifissione di
Guttuso (del 1941: qui la bottiglia dovrebbe essere un riferimento all’olio di
ricino).
Un altro esempio suggestivo lo offre l’analisi della locandina dedicata alla
proiezione del film Materiale n. 2 (che abbiamo già citato): la grafica sarebbe
debitrice alla locandina del film Vertigo (di A. Hitchcock) e di Anatomia di un
omicidio di Preminger.
PINELLI A SCUOLA
Non ci dilunghiamo oltre sul testo. Gli accenni fin qui svolti sono sufficienti a
mostrare l’importanza di questa ricerca.
Vorremmo concludere esponendo velocemente le attività che svolgiamo a scuola,
da diversi anni, su Giuseppe Pinelli.
La vicenda di Pinelli non compare generalmente nel libro di storia di terza media:
abbiamo confrontato dieci manuali (dal 2008 al 2020) e il capitolo sugli anni
settanta prevede regolarmente l’analisi del terrorismo “nero” e “rosso” ma
raramente vengono citate le vittime (per le stragi si indica quasi sempre solo il
numero dei morti ma non si indicano i nomi). L’eccezione, per quanto riguarda
la citazione della vittima con nome e cognome, è Aldo Moro, cui viene dedicata
giustamente particolare visibilità.
Poiché non abbiamo consultato tutti i manuali di scuola in circolazione non
escludiamo che Pinelli sia presente in qualche testo.
L’attività che svolgiamo a scuola prevede di solito l’utilizzo delle seguenti fonti:
4 disegni di Franco Fortini sui funerali;
la descrizione dei funerali nei testi di: Camilla Cederna, Giovanni Raboni, Franco
Fortini;
un testo poetico: Giovanni Raboni, L’alibi del morto, 1970;
una graphic novel: Matteo Fenoglio, Francesco Barilli, La finestra, 2015 (6 fogli
A4);
2 foto: Pietro Pirelli, IV piano, 2019.

Le foto e i disegni vengono esposti sulle pareti negli spazi della scuola; le righe di
Cederna e Raboni sui funerali (due testi molto veloci) vengono lette in classe; il
testo di Fortini (lungo diverse pagine) richiede invece più tempo.
Le righe di Camilla Cederna sono presenti nel volume Pinelli. Una finestra sulla
strage, Feltrinelli 1971: la lettura di quelle righe ci permette di aprire una parentesi
su uno dei testi piú significativi, probabilmente, del nostro Novecento.
Le pagine di Fortini sono molto dense e non semplicissime: però usiamo Fortini
anche come artista (i disegni citati sopra), per la vicenda di Giovanni Ardizzone
(1962), per il 1956 (“i fatti di Budapest”); lo usiamo insomma in relazione a
episodi diversi. Alla fine risulta una costante fonte di ambito letterario per lo
studio della storia.
Della poesia di Raboni, infine, vengono lette solo alcune parti.
L’uso di fonti diverse (disegni, testi narrativi, poesie) ci permette una visione
ampia della vicenda storica di Pinelli.
PINELLI E DARIO FO
L’attività piú ambiziosa finora svolta su Pinelli è stata un’altra e ha coinvolto
Dario Fo.
Il riferimento è naturalmente al testo Morte accidentale di un anarchico. Per leggere
questo lavoro siamo partiti da Gogol, Il revisore generale (in quanto testo ispiratore).
Quando poi ci siamo concentrati sulla Morte accidentale abbiamo confrontato la
prima versione (E.D.B. 1970) e la seconda (Einaudi 1974) e abbiamo cosí
analizzato le differenze nei due finali.
Affrontare la storia di Giuseppe Pinelli, in conclusione, significa attraversare la
migliore cultura degli ultimi decenni. E si tenga conto che abbiamo trascurato
altre figure, sulle quali Pessina invece si sofferma con grande attenzione (Pasolini
in primis).
Dal dicembre 1969 a oggi la società civile di questo paese non ha smesso di
occuparsi di Pinelli. La scuola, forse, deve tenere conto di questa realtà.
VITTIMA DI UN’ASSURDA FINE
Fin qui ci siamo limitati alla cornice culturale della sua storia e non apriremo, in
chiusura, altri discorsi. Però vogliamo aggiungere almeno un particolare: nel
maggio 2009, durante la cerimonia di commemorazione delle vittime del
terrorismo, il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha definito
Giuseppe Pinelli “vittima di pesantissimi infondati sospetti e poi di un’improvvisa, assurda
fine”.
Bisogna sottrarre il suo nome, ha poi aggiunto, “alla rimozione e all’oblìo”.
È un dettaglio importante.
Anche per questo, oggi, 20 dicembre 2022, gli rendiamo omaggio.


pierpaolo scaramuzza